Mollala giù!

Non ricordo quando e come fu il primo momento in cui misi gli sci ai piedi. So che sono passate quasi quattro decadi. Non so dire nemmeno chi mi ha fatto fare la prima discesa.

Ricordo invece che ho sciato con maestri e allenatori fino ai sedici anni. Poi ho sciato solo per puro divertimento, con gli amici. Per alcuni anni non ho neanche più messo gli sci e per 4-5 anni sono stato uno snowboarder.

Più grande ormai ho riscoperto il piacere di sciare e ne ho anche fatto una professione. Negli anni la tecnica è cambiata e per rimettermi al passo coi tempi è stato necessario un lungo percorso di aggiornamento e perfezionamento e aggiungerei che questo processo comunque non finisce mai. Intendo dire che ogni volta che faccio una discesa sto comunque attento a ciò che sto facendo nell’intento di non sbagliare, consapevole di poter  fare sempre meglio. Potrebbe sembrare frustrante ma per me, non lo è. Oggi posso sciare meglio di ieri e su questa stessa pista posso fare meglio di prima.

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Una delle cose più belle dello sci, secondo me, è il freeride. Per definizione si pratica fuori pista e quindi in situazioni non completamente prevedibili. Certo, sciando in una località conosciuta, soprattutto per ragioni di sicurezza, anche fuori pista si seguono solitamente percorsi conosciuti. Ciò che rende speciale il freeride sono sicuramente le maggiori incognite che riguardano la discesa e le possibili interpretazioni, in numero notevolmente superiore rispetto a quelle della pista. Spesso il pendio sul quale si scenderà non è facilmente decifrabile: le variabili da considerare sono le pendenze, con dossi e avvallamenti, il tipo di neve e gli ostacoli nascosti sotto il manto. Quindi se le abilità necessarie per sciare in una situazione controllata sono già tante, in fuori pista bisogna averne ancora di più. Inoltre la lontananza dai luoghi frequentati rappresenta un ulteriore elemento di stress.

Negli anni ci costruiamo un bagaglio di esperienze che alimentiamo e riutilizziamo ogni volta che sciamo. Ogni discesa e ogni giorno sugli sci andranno a formare quella consapevolezza e capacità decisionale che tornerà utile per la discesa successiva. Per fortuna, se è vero che non si smette mai di imparare, la lista delle prove da superare è infinita e dipende sempre da noi fino a che punto vogliamo arrivare… insomma, si spera sempre di non farsi male! (Io una gamba me la sono rotta a 6 anni).

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Ora, mi immagino di trovarmi nella situazione di dover scendere giù per un canalino che non ho mai fatto prima, ripido e con neve crostosa. Tutta la mia esperienza conta quando mi trovi lì, prima di girare gli sci sulla massima pendenza… Sono un po’ titubante perché sono consapevole che qualcosa potrebbe andare male se non scierò come dovrei. Ma devo decidermi a scendere e penso: quello che dovevo sapere lo so; ho fatto le mie valutazioni; farò il possibile e del mio meglio per non commettere errori, sicuramente. Così finalmente arriva il momento in cui non resta altro da fare che scendere.

Lì succede qualcosa, non ho più voglia di aspettare, so che sarà una goduria… non ho dubbi e pronuncio a voce alta queste parole: “l’importante è mollarla giù!” A questo punto non penso più alla tecnica, nemmeno alla nivologia, alle valanghe o all’attrezzatura, cioè a tutte quelle cose che dovrei sapere perché qualcuno me le ha spiegate. Ora è il momento di fare i conti con me stesso… ed è il momento di divertirsi!

In una situazione così, dal mio saggio amico Sandro mi sono anche sentito dire: “l’importante è non andare piano!” Dopodiché non c’è veramente più stato nulla da aggiungere…

Ski School Campiglio

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