Outline(s). 70 giorni di semilibertà

“Ho ritrovato dei materiali che conservavo dai tempi de liceo. In questi 70 giorni li ho usati per creare cose nuove, delle opere diverse da quelle che avevo fatto prima. Un nuovo modo di dipingere che probabilmente manterrò in futuro”.

Era il 23 febbraio 2020 quando cominciò la messa in atto delle “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”. L’8 marzo il Presidente Conte diceva: “È importante essere consapevoli che abbiamo cominciato da poco a cambiare le nostre abitudini, l’effetto di questo nostro grande sforzo potremo vederlo solo tra poche settimane”. Poi venne pubblicata una serie di Decreti che prolungavano tali  misure sino ad arrivare a maggio, quando dal giorno 4 cominciava la cosiddetta Fase-2.

La regola principale era quella di rimanere in casa. Una condizione che da molti è stata vissuta come una sorta di cattività, in contrasto con i diritti di autonomia, indipendenza e libertà. Per alcuni invece è stato un periodo di opportunità, come, per esempio, poter rimanere con la propria famiglia o non vedersi obbligato a fare 2 ore di strada chiuso in macchina per andare e tornare dal lavoro. Quindi c’è chi ha potuto dedicare il proprio tempo a fare cose che magari non avrebbe fatto.

Io ho avuto il tempo per dipingere. Era un periodo in cui non stavo producendo, uno stand-by che durava da mesi e per riprendere ora c’era un inconveniente: non avevo materiale sufficiente e non potevo andare a comprarlo. Così, sono andato a cercare tra le cose immagazzinate e che non usavo dai tempi in cui studiavo. Ho recuperato acquarelli, matite di tutte le durezze, un utilissimo righello e anche i magici fogli di caratteri trasferibili Letraset e con quello che avevo mi sono messo al lavoro. Sono voluto ripartire dai paesaggi di montagna, disegnati col righello, colorati con gli acquarelli liquidi Ecoline e con l’inserimento di caratteri tipografici su cartone pressato di 3 mm, montato su un telaio in legno auto-costruito.

Questa volta la percezione della durata del tempo non era la solita. Stavo vivendo in una situazione di semilibertà. Gli impegni in agenda erano stati cancellati e bisognava trovare altro da fare. Si sapeva che quella situazione sarebbe stata temporanea e questo mi ha portato a volerne approfittare. Probabilmente per questa condizione, nella quale quasi per reazione uno vuole fare di più quando si può fare di meno, ho lavorato parecchio, con quello che avevo, per dipingere le montagne come non avevo fatto prima.

Proseguendo il progetto delle vedute dei paesaggi di montagna ho cominciato una nuova serie di lavori che ho intitolato Outline(s). Se lo si volesse vedere come un percorso, si potrebbe dire che dalla densità dell’acrilico e della rappresentazione più realistica possibile con le Montagne Dipinte, passando dalla combinazione di pieni e “vuoti” e il “non finito” de Gli spazi del pensiero, sono arrivato al grafismo e la leggerezza dell’acquarello di rappresentazioni più libere della realtà. Ma in realtà i tre modi di dipingere sono ora contemporanei e rimarranno per raccontare il paesaggio da diverse prospettive.

Sono immagini nelle quali il disegno e il colore interagiscono ma non hanno la stessa relazione con la realtà che rappresentano. Ciò che avviene è la separazione degli elementi della pittura: linee e colori non si fondono completamente e creano un’immagine allo stesso tempo figurativa e astratta. Il profilo delle montagne è autentico, ma comunque è disegnato con brevi tratti rettilinei e linee spezzate. Le linee di costruzione rimangono visibili e acquisiscono protagonismo dando forma a uno spazio geometrico autonomo, che interagisce con il disegno principale. Il colore esce dai contorni, gocciola, è di fantasia. Rimane comunque legato al disegno ma non con la funzione unica della rappresentazione. È una relazione più debole, non definitiva. In aggiunta, i caratteri tipografici si inseriscono come didascalie, in alcuni casi con una funzione descrittiva ed altre volte più liberamente con un valore puramente grafico. È di fatto un altro linguaggio  che entra in comunicazione con quello pittorico. Inoltre, alcuni strappi sulla superficie servono come rivendicazione dell’autonomia del quadro come oggetto rispetto alla funzione di supporto per l’immagine.

Outline è la linea di contorno, il disegno, il profilo riconoscibile delle montagne. È anche la rappresentazione dei tratti principali e più caratteristici del paesaggio, in modo schematico, come se si trattasse di un diagramma. To outline è l’azione di descrivere qualcosa in modo sintetico e quindi senza troppi dettagli, con il disegno che è quasi un bozzetto e che lascia più libertà nell’uso del colore.  La serie prende così il nome di Outline(s), un memorandum delle montagne che mi circondano.

Le opere sono state esposte nella mostra Show(s) must go on. Ripartire dall’arte [Catalogo]. L’esposizione, a cura della giovane manager dell’arte Giulia Cirillo, ha riunito sette artisti che hanno presentato i lavori prodotti durante il periodo di confinamento per l’emergenza Covid-19. È stato un momento importante perché tra le tante iniziative previste e che sono rimaste solo sulla carta, questa ha avuto invece il merito di portare in primo piano l’arte, come veicolo di comunicazione, speranza e ri-socializzazione. Il merito va dunque agli organizzatori e i collaboratori che l’hanno resa possibile (insieme alla curatrice, Mario Zanon, la Galleria Orler, Andrea Busignani, il Comune di Pinzolo, l’APT Campiglio Rendena e la Pro Loco Campiglio) e agli artisti va riconosciuta la volontà di continuare a creare nonostante tutto.

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