Pittura a tutto campo

[Matteo Lencioni. Pittura a tutto campo.pdf]

Tempo fa ritrovai una cartelletta con diversi lavori fatti al liceo. Molti fogli, tante copie dal vero di nature morte, statue e figure umane. C’era anche un mio ritratto fatto da un compagno: un bel disegno ma poco somigliante all’originale, una buona approssimazione alla realtà ma non una copia fedelissima. Disegnando un modello, prima si tracciano le linee fondamentali e le forme più generali, poi si lavora sui dettagli e gli aspetti più singolari. Così facendo il mio amico, con questo processo creativo di generalizzazione e semplificazione, aveva tradotto sul foglio quella che era una sua personale versione di ciò che stava osservando. Si perché la percezione è condizionata da molti fattori (individuali e culturali) [1] e la capacità di riprodurre ciò che si osserva è limitata da certe doti artistiche. Perciò anche una “copia dal vero” è sempre un racconto parziale della realtà ed esprime una visione soggettiva che, a sua volta, lo spettatore giudicherà da un punto di vista personale.

Se accettiamo la considerazione che la realtà si costruisce nella mente, confermiamo il fatto che essa è solamente un riflesso di ciò che effettivamente accade all’esterno. Sappiamo che il cervello processa le informazioni acquisite attraverso i sensi per creare un’immagine che potremmo definire come una versione accettabile di ciò che ha percepito; una risposta credibile agli stimoli provenienti dall’ambiente. Così, il ritratto nasce da un’immagine mentale e prende forma sul foglio solo dopo una rielaborazione tecnica di quell’immagine: il risultato non può sicuramente coincidere esattamente con il vero.

Quando con la pittura vogliamo riprodurre ciò che vediamo (anche con la buona volontà di farne una copia esatta) ci vediamo condizionati da quel processo mentale d’interpretazione della realtà e limitati dalle nostre abilità tecniche, con il risultato di poterci solo approssimare al vero. Per essere precisi, anche una fotografia digitale, costituita da pixel, è una riproduzione e consiste in una sintesi di un fatto reale; lo si vede se si ingrandisce fino a che un dettaglio risulti irriconoscibile. Anche una foto in bianco e nero non corrisponde alla realtà così come la percepiamo nell’ambiente naturale, a colori, e quindi ne è una interpretazione (scelta del soggetto, selezione con l’inquadratura, colore o b/n, post-produzione, ecc.).

Ad una mostra un visitante mi disse: «Fai dei quadri [Montagne Dipinte] che sembrano fotografie e fotografie che sembrano dipinti», cogliendo nel segno della questione.

Confronto tra una fotografia (a sinistra) e un dipinto (a destra):

 

Dal figurativo all’astratto

Parlando di pittura spesso si usano le definizioni molto generiche di arte figurativa (iconica) e arte astratta (aniconica): la prima si occupa della rappresentazione delle cose percepibili, mentre la seconda non riguarda il mondo sensibile ed è costituita da immagini che non hanno una relazione riconoscibile con la realtà che ci circonda. Si deve però sempre tener presente che l’arte costituisce un continuum di illimitate forme espressive di grado intermedio tra l’astratto e il figurativo. A modo esemplificativo si possono distinguere tre gruppi di opere che sono il risultato di altrettanti modi di operare:

– mimesi (imitazione di un modello): arte iconica (figurativa). Le immagini realistiche sono rappresentazioni bidimensionali che imitano le sembianze di una entità fisica tridimensionale appartenente al mondo naturale.

– astrazione parziale (a partire da un riferimento reale, memoria): arte semi-iconica

– astrazione totale (pensiero astratto): arte aniconica (astratta). Nell’arte astratta l’enfasi è posta nell’espressività e l’organizzazione degli elementi essenziali dell’arte. L’opera può avere un titolo che ne esprime il signifiacto o essere “senza titolo”.

Storicamente l’identità dell’arte astratta si è formata in vari passaggi:

fernie_development-of-abstract-art_barr_1936

L’evoluzione dell’Arte Astratta, 1936

Questo schema [Alfred Barr, The Development of Abstract Art, The Museum of Modern Art, New York, 1936] suggerisce l’idea che la deformazione e la distorsione di una forma naturale corrisponda ad un’astrazione di questa forma: astrazione come “alterazione della natura” quindi, attraverso un processo di schematizzazione o deformazione (per es., il Cubismo, il Surrealismo o le rappresentazioni di fatti quotidiani nei graffiti rupestri della preistoria, che sono un esempio di stilizzazione e geometrizzazione di figure reali). Così un dipinto può interpretare formalmente un elemento naturale, conservandone alcuni riferimenti, oppure non contenere alcuna traccia riconoscibile di un oggetto esistente.

Anche un’immagine creata con una tecnica pittorica impressionista o espressionista rappresenta una libera interpretazione della realtà; anche un’opera che ricerca la perfetta verosimiglianza, contiene un certo grado di astrazione: qualsiasi sia il mezzo utilizzato, una riproduzione sarà sempre una copia in certa misura imprecisa.

Per definizione, l’astrazione è il risultato di astrarre [dal lat. abstrahĕre, comp. di abs «via da» e trahĕre «trarre»]. L’aggettivo “astratto” qualifica ciò che non ha una relazione diretta con la realtà o con il mondo sensibile. L’arte astratta non copia l’aspetto delle cose, si serve di forme e colori per la creazione di immagini non verosimili, indefinite o concettuali. Il grado d’astrazione può essere parziale o assoluto.

iconico-aniconico

Fattori che intervengono nella pittura e loro importanza relativa

Nel campo della pittura si mescolano esperienze sensibili e mentali che si traducono in una forma estetica. Il risultato di questo processo è dato dalla combinazione della tecnica (specialmente tecniche tradizionali), l’istinto (intuizione e attitudine), la realtà (imagery) e la fantasia (imagination) [2].

Altri fattori determinanti nel processo creativo sono l’osservazione e la memoria (nel grafico seguirebbero la curva di “imagery”).

Arte astratta

Vediamo qual è la differenza tra ciò che viene descritto come un processo d’astrazione e l’arte astratta, creata indipendentemente da qualsiasi riferimento naturale. Nella storia dell’arte quella astratta è stata protagonista di un interminabile dibattito sulla propria definizione. Le molteplici concezioni denotano la difficoltà d’interpretazione di ciò che tende al non-oggettivo e che invece di essere stato classificato come un movimento, come ad un altro –ismo, si è mantenuto come un concetto che è stato adattato a seconda dei casi.

Una definizione interessante è la seguente:

«Una volta per tutte: chiamo qui arte astratta ogni arte che non contiene nessun richiamo, nessuna evocazione della realtà osservata, che questa realtà sia o non sia il punto di partenza dell’artista. Ogni arte che dobbiamo giudicare, legittimamente, solo dal punto di vista dell’armonia, della composizione, dell’ordine – o della disarmonia, della contro-composizione, del disordine deliberato – è astratta» [Michel Seuphor, 1949] [3].

La crisi che genera questa perdita di un riferimento a qualcosa di tangibile, crea uno spazio di incertezza a proposito del suo significato e la conseguente domanda sul dove possiamo trovarlo. Una possibile risposta è stata cercata facendo un confronto con il linguaggio verbale. Di fronte alla relazione semiologica significante (parola) – significato – referente (oggetto), ci troviamo con il problema di non avere un referente, cioè l’oggetto reale al quale fa riferimento il significante. Si potrebbe così dire che “un’opera astratta non rappresenta niente”. Ma questo discorso è riduttivo: da un’altra prospettiva si può invece considerare l’arte astratta in se come un linguaggio autonomo.

Nel campo della comunicazione esiste una semiotica visiva [3] che studia le qualità significanti di un’opera d’arte, sulla base d’interpretazioni e considerazioni di valore degli elementi specifici del mondo delle immagini, che si esprimono tramite i cosiddetti linguaggi figurativo e plastico. Mentre il primo analizza le figure presenti in un opera, il livello della non rappresentazione è l’oggetto di studio del linguaggio plastico, per il quale linee, forme, colori e composizione possono avere un significato o avere un senso senza rappresentare alcun evento. In questi termini troviamo la giustificazione di un’arte che ha perso ogni la dipendenza da un referente e acquisisce un’autonomia espressiva dotata di un proprio contenuto.

Forma e contenuto

L’arte è un’attività intellettuale che può avere molte funzioni (obiettivi e contenuti) e tutte sono valide. Può essere iconica, semi-iconica o aniconica, ed in particolare narrativa, onirica, sublime, di protesta o rivendicativa, provocativa, ironica, concettuale, celebrativa, pop, ecc. ed in ogni caso risponde ad una necessità sociale di comunicazione, condivisione delle idee e creazione di contenuti.

Di fronte ad un dipinto, ciò che vediamo (a livello sensoriale) è una forma (il risultato di una scelta estetica) suscettibile di interpretazioni diverse (contenuto):

«Ricordarsi che un quadro – prima di essere un cavallo da battaglia, una donna nuda, o un aneddoto qualsiasi – è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori riuniti in un certo ordine» [M. Denis, 1890. Du Symbolisme au Classicisme, Thèorie, Ed. Hermann, Paris 1954, p. 33]

Questa considerazione conferisce un’identità comune per ogni forma di pittura. Stabilisce che il senso della pittura si trova oltre il racconto o l’imitazione e si produce con il lavoro dell’artista.

Per conoscere il contenuto di ogni tipo di opera possiamo quindi porci alcune domande sugli aspetti che tutte hanno in comune. Semplificando, direi che le categorie principali che definiscono un dipinto sono: forma, tematica e contesto [5]. Per capire un’opera si analizzano quei fattori che compongono queste categorie per valutare la loro interrelazione (rilevante e significativa) e formulare un giudizio. Alcuni elementi da prendere in considerazione potrebbero essere questi:

FORMA:                Elementi grafici (linea, colore, ecc.) / Composizione (proporzioni, enfasi, ecc.). Dimensioni / Materiali / Tecnica

TEMATICA:          Idea principale / Soggetto / Risorse visive / Riferimenti esterni

CONTESTO:        Data e luogo / Motivazioni / Significato per l’epoca

Il significato invece è un aspetto che riguarda maggiormente il messaggio intrinseco di un’opera, come viene trasmesso e il modo in cui può venir interpretato, sulla base del contenuto o in maniera più spontanea e soggettiva (emotivamente).

Contenuto e significato insieme costituiscono ciò che possiamo chiamare, con un termine più generale, il senso dell’opera [6].

Il mio lavoro

Sulla base di tutto ciò, penso che non esista una frontiera tra arte figurativa e astratta e che nel campo della pittura si possa godere di tutta la libertà possibile (tra l’osservazione, la memoria e la fantasia) per creare immagini che abbiano un senso.

Io lavoro spinto dalla pura necessità di fare, con la volontà di dare forma all’attività mentale attraverso un esercizio tecnico. Non mi preoccupo dello stile o delle categorie. Faccio quadri foto-realistici e altri totalmente astratti, e penso che il grado di figurazione o d’astrazione di un’opera non deve interferire nella valutazione delle qualità artistiche intrinseche. La relazione tra forma e contenuto è sempre il nodo della quatione. Dipingo senza pormi limiti ideologici e seguendo gli interessi, gli stimoli e le intuizioni che sopraggiungono naturalmente. Non difendo un modo di fare piuttosto che un altro. Invece di muovermi in un’unica direzione che escluda il resto delle possibilità, sono portato a sperimentare in diversi modi, facendo della pittura un’esperienza di ricerca continua e a più di livelli nel mondo delle immagini: una pittura a tutto campo. Naturalmente, esprimendo il mio punto di vista.

Per approfondire

[1] WNYC, This is your brain on art, http://www.wnyc.org/story/brain-art-eric-kandel/, 25 ottobre 2016

[2] The Art Story, Abstract vs. Figurative Art, http://www.theartstory.org/definition-abstract-vs-figurative-art.htm, 26 ottobre 2016

[3] Roque G., Che cos’è l’arte astratta? Una storia dell’astrazione in pittura (1860-1960), Donzelli Editore, 2004

[4] Polidoro P., Che cos’è la semiotica visiva?, Carocci Editore, 2008

[5] Brian Reverman, Discovering Art – The Search for Meaning, https://www.youtube.com/watch?v=GwYbBG0FoxM, 27 ottobre 2016

[6] Riferimento all’articolo Riflessioni sull’opera d’arte

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